Leggo:
“
‘Dio si è ricordato della sua misericordia’, sono le parole
del Magnificat, quelle di Maria che ringrazia perché Dio ha
disperso i superbi e ha innalzato gli umili. Dopo averle
recitate, il Papa si ferma, si guarda attorno, chiede in
polacco: ‘Aiutatemi’. Subito gli portano un bicchiere
d'acqua. Gli occhi dei 300 mila pellegrini sono su di lui.
Attimi che sembrano interminabili, poi la preoccupazione si
scioglie in un applauso caldo e affettuoso. E il Papa
riprende a parlare. Guarda il testo dell'omelia e si
convince: posso continuare .”
Fin
qui la cronaca di un giornalista.
“... Dopo settantaquattro anni di duro lavoro...”:
scrive Freud
al direttore di "Time
and Tide", a Londra, il 16 novembre 1938
(noto che quindi inizia il conto dai suoi cinque anni di
vita...!).
Sono
pochi di più, ottanta, per questo Papa.
Che
strano: nel 1978 ci aspettavamo che le novità di questo
pontificato fossero il suo “robusto fisico sportivo” e la sua
“giovinezza orientale” (“giovane bello e palestrato” come si
dice oggi): 58 anni non si erano mai visti, abituati come
eravamo ad anziani pontefici in sedia gestatoria.
Oggi
il tempo ci ha aiutati a vedere bene.
La
novità non è venuta affatto dalla giovinezza.
Essa
viene ora, dalla evidenza quotidiana di ottanta anni di
“duro lavoro”.
Quel
corpo, è bene dirlo finalmente a tutti, non ha la forma della
malattia (essa solo lo segna) ma del pensiero che lo
costituisce.
Ogni
atto del Papa è con evidenza una sua iniziativa.
Ogni
gesto, un agire in modo tale da raggiungere in esso la pace.
“Sono
giunto alla meta”, dice appena giunto alla grotta di Lourdes.
E
giornalisti e preti e vescovi (troppi) lì subito a dire che
“simbolicamente” parla della sua morte (e vorrebbero metterlo
in pensione o di vecchiaia o di malattia) e forse è andato a
Lourdes a chiedere il miracolo della guarigione.
“Poveretto, che pena, è un invalido, non ce la fa più...”
Roba
da ridere: scandalucci da retrobotteghe di chi pensa alle
“tappe” del tour de france della vita (con scandalo per
l’ultima e nessuna maglia gialla... tutto terribilmente
scolorito).
Come
non vedere che “il miracolo” è lì ?
Proprio in quel continuo, concludente, ri-inizio.
Ogni
atto del Papa giunge alla meta (la pulsione di “morte” di
Freud è comprensibile solo come “desiderio di pace”
nella guarigione... finalmente lo abbiamo imparato anche noi).
Ricordo un giorno in macchina, alla radio lo psicolongo
(certe teorie sono troppo evidentemente robe viscerali) di
turno che maltrattava una signora il cui marito, malato
terminale di cancro, non voleva più in ospedale farsi vedere
da lei: “deve capire, cara signora, suo marito ha
perfettamente ragione, cerca di evitarle la visione di un uomo
che è ormai ridotto a un relitto umiliato e svilito
dall’orribile dolore della malattia! Meglio ricordarlo come
era, quando era giovane e bello !”
Un
Papa (non un “vecchio uomo”... solo semplicemente uomo) che
davanti a 300 mila persone e sotto l’obiettivo anche non
televisivo dell’Universo (ogni atto è pubblico), lavorando
chiede aiuto (collaborazione), beve un bicchiere
d’acqua e sussurra in polacco “Matka” (mamma: la donna
probabilmente giudicata e quindi amata), ed elabora il
pensiero che si può continuare per la meta sua e di
tutti... un uomo così noi non vogliamo ricordarlo quando era giovane e bello: ci piace ora.
Nessuno ci impedisca di guardarlo al lavoro e
figlio.
Gianpietro Séry, 23 agosto 2004.
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