Un possibile progetto (1) è solo l'atto di un soggetto che pensa il suo moto e lo predispone in col-laborazione con il moto di almeno un altro soggetto per una meta che consenta la propria soddisfazione (e possibilmente quella reciproca).
Un progetto si genera quindi solo dal lavoro in atto di un soggetto competente.
Un progetto si genera, non si crea.
E tantomeno sarà un progetto che farà, realizzerà, costituirà il soggetto: forse questo è l'equivoco più pericoloso di questa riforma della scuola (riforma cui non seguirà alcuna contro-riforma: bastando solo un pensiero che decida sulla propria competenza individuale, con correzione dell'errore).
Non c’è movimento vero nei progetti: essi ritornano costantemente su se stessi. Questa è una ragione non secondaria dei loro fallimenti e della loro sostanziale inverificabilità (quando mai è stata seriamente verificata la ricaduta di un progetto?)
Essi tornano su se stessi dando solo l’illusione di un moto educativo. Nonostante l'evidenza di ciò sia possibile per tutti, ecco che subito dopo il "P.E.I." ("Progetto Educativo di Istituto", ambizioso progetto rimasto per tutti poco più di un nome) compare il "P.O.F." ("Piano della Offerta Formativa") che dovrebbe finalmente caratterizzare ogni brava scuola del nuovo millennio, come documento di contratto tra "ente" e "utente", descrittivo di ciò che viene offerto, dichiarativo del come sarà offerto e valutativo su come l'offerta avrà realizzato gli obiettivi.
Ma il POF, nel titolo ridotto solo a elemento onomatopeico di una clamorosa "caduta" del "corpo docente" impoverito del pensiero, è di fatto giudicato non nel motto di spirito del titolo, ma nella stessa intera realtà scolastica dove è già costretto a volare basso per evitare i suoi stessi projettili vaganti…
Avendo osservato i primi passi del POF all'interno dei singoli organi collegiali è stata subito visibile la difficoltà dei docenti nel porsi come soggetti in una riforma dichiarata e percepita come l'ennesima strategia caduta dall'alto a pioggia sulle teste di tutti: tutti dubbiosi, senza distinzioni di schieramenti politici o sindacali (se ancora ce ne fossero), tra candidature di "funzioni obiettivo" non ancora chiarite e consensi su contenuti assolutamente non sviluppati ed elaborati.
Per ora mi sembra che occorra solo abbozzare un giudizio che accompagni ogni individuo impegnato nella scuola, a una ripresa personale di competenza e a una normale presa d'atto di alcuni fatti.
Per esempio, navigando leggeri, non con superficialità, nel sito internet (uno dei progetti fondamentali della scuola italiana) del Ministero della Pubblica Istruzione.(2)
Primo fatto: FINALMENTE UN INSEGNANTE NUOVO.
Anche se dal di fuori, ad uno sguardo meramente superficiale, l'insegnante puo' sembrare lo stesso, egli rappresenta invece un successo della "qualità" nella scuola, cioe' una perfetta sintesi di singolarita' e coerenza all'identita' dell'istituzione.
Eccolo finalmente, novello Ulisse, intrepido navigatore nell'arcipelago scuola-società-territorio, che ridisegnato dal Ministero emerge dagli abissi di un oscuro medioevo in cui la scuola si accontentava dell'obiettivo di educare.
Come mai, allora, desidera andare in pensione ?
Secondo fatto: IL SOGGETTO E' IL TUO PROGETTO.
Nel sito si legge (3) che esisteranno: "singoli progetti concepiti come espressione coerente dell'identità dell'istituto".
Ci sarebbe piaciuto di più leggere che la scuola scopre la sua identità nel farsi luogo in cui si rapportano tra loro diversi soggetti, con una loro libertà di psicologia ossia con la loro libertà di persone, individui con una competenza inalienabile e con una professionalità (da distinguere con attenzione) che si esprime anche nella progettualità.
Terzo fatto: SCUOLA CONFESSIONALE (CON ONERI PER LO STATO).
Questa "coerenza" ad una "identità" è ulteriormente ribadita là dove più avanti si legge (4): "L'identità della scuola. L'integrazione dei vari progetti e la coerenza delle diverse iniziative esprimono l'identità che la scuola propone agli studenti, alle loro famiglie, al territorio… la scuola potrebbe dare un nome al proprio POF (Piano della Offerta Formativa), un titolo che sintetizzi la vocazione specifica dell'istituto".
Una scuola dunque "chiamata", isola non isolata dell'arcipelago (immagine poetica richiamata dal Ministero) dello stato e del territorio, autonomia non autonoma vocata da nuovi dei: finalmente una vera scuola confessionale dove le libertà individuali sono accettate in quanto integrabili e coerenti con la religione discussa-votata-professata, quindi vera, dalle singole istituzioni.
Un progetto diventa facilmente un dispositivo: una serie di comandi cui dipendere e obbedire.
"La progettazione dell' offerta formativa contiene infatti in sé tutti gli elementi relativi all'uso delle risorse umane e finanziarie…" (5)
Senza che sia neanche più pensabile, la soddisfazione.
Quarto fatto: NON SOGGETTI MA "AGENZIE".
Qui perde ogni importanza la gentile concessione alle varie "agenzie culturali" laiche, o di altre confessioni, che chiedano il permesso: già il contesto omogeneizzante, collettivizzante, super-individuale, quand'anche "democratico", uccide di fatto non le teoriche "culture" ma le reali identità e competenze individuali.
Il termine stesso di "agenzia" culturale è un capolavoro di ingegneria povera che evita di permettere il pensiero ricco della cultura individuale tout court, senza mediazione di enti supremi.
Quinto fatto: TUTTO (O QUASI) "SI… PUO' … FARE…!" Cioè:
è coerente col POF.
E
almeno fino ad oggi qualunque progetto lo è se rispetta il punto b, per il semplice fatto della impossibilità a dimostrare che non lo sia,
in quanto
contiene almeno una delle seguenti formule magiche (provare per credere):
disagio (e ora finalmente la "promozione delle eccellenze"),
dispersione (a quando la "agglomerazione" ?),
educazione alla salute,
orientamento,
sperimentazione.
ci sono i soldi,
ci sono le "risorse umane".
Ergo: si può fare !
In base a questo, tutto può essere proposto e approvato.
Ho sentito qualche insegnante, subito etichettato come reazionario e antiquato chiedere timidamente a un vicino dopo un elenco di ventitre progetti sciorinato da una "funzione-obiettivo" : "ma avrò anche tempo per parlargli della storia ?".
I Presidi dal canto loro obbedientemente suggeriscono ai Collegi dei Docenti quantomeno perplessi per la quantità dei progetti presentati (tuttavia tutti approvati all'unanimità per disperazione): "vi dovete rassegnare: questa ormai è la scuola nuova".
La scuola appunto dei projettili vaganti: ovvero "giù le teste, colleghi !" (postura visibile nei Collegi dei Docenti alla domanda del Preside di turno su chi è disponibile per poche lire nette a seguire il progetto per la realizzazione dello "scaffale multi-etnico": assicuro che esiste anche ciò !).
Sesto fatto: INTERAZIONE CONTRO I RAPPORTI.
"Nelle sue relazioni con l'esterno la scuola trova certamente interlocutori forti: le altre agenzie formative, il mondo economico, gli enti locali. Aumenta da un lato la sua capacità di interagire con essi, ma anche la responsabilità di far sentire - e contare - la sua voce" (6). Ecco che con estrema chiarezza l'interagire esaurisce il contenuto delle relazioni umane, relazioni peraltro già pensate non tra soggetti normali e normanti ma tra "interlocutori forti": super-individuali, agenti, mediatori.
Settimo fatto: SOLITA PRETESA PREVENTIVA (CON UNA MANO DI COLORE).
La scuola del progetto è la scuola della prevenzione, delle prognosi.
Pro-gnosis: la pre-conoscenza, il rischio di conoscere prima, il rischio di una ipotesi di conoscenza, una mancanza di realtà.
Nell'educazione, la prevenzione e la prognosi degenerano troppo facilmente in una sorta di fotografia del soggetto: fissato per sempre, etichettato come "diverso".
Dal colore della pelle (cosa da "scaffale multi-etnico") al diverso colore che separa il disagio dall' "eccellenza" (almeno fosse quella che faceva baciare la mano: ci sarebbe almeno spazio per il riconoscimento di una soggettività al lavoro e non solo la constatazione di una sublimità di apprendimento) sempre di etichette si tratta.
Quando si smetterà di parlare di difficoltà (e oggi di eccellenza, sublimità) di apprendimento ?
Anzi, quando si smetterà di parlare di apprendimento tout court, restituendolo finalmente a Pavlov e alle cavie animali su cui era stato studiato ?
Nella scuola non di apprendimento si tratta ma di recepire con soddisfazione.
Ottavo fatto: PROGETTARE (CON) IL CONSENSO.
Ho fatto realmente un lapsus di lettura del documento: ho letto "progettare il consenso" anziché "progettare con il consenso". E già la dice lunga riguardo il mio pensiero sul punto che segue.
"Progettare con il consenso significa allora tenere conto, prima di tutto, di un quadro ampio e variegato di indirizzi, proposte e stimoli". (7)
Si tratta dei colori della Benetton: l'importante è che stiano bene insieme.
"Il consenso si costruisce mediante procedure trasparenti di coinvolgimento di tutte le componenti interessate, di positivo confronto in caso di contrasti e, infine, di decisione". (8)
Chi ha orecchie per intendere intenda.
Nono fatto: UN ESEMPIO PER TUTTI.
Uno dei punti cardini di un POF: l' "accoglienza".
Che cosa significa questa "accoglienza" nella maggior parte dei casi ?
Chi in questi anni se ne è occupato personalmente e ha letto le esperienze delle diverse scuole e i progetti più significativi sa che essa vuole intendere: ti presento il territorio in cui sarai interattivo nei prossimi anni, te ne illustro le caratteristiche, i regolamenti e ti aiuto a vivere in modo non traumatico questo importante passaggio esistenziale che coincide con i tumulti della perigliosa tempesta ormonale della tappa adolescenziale.
Cioè una sciocchezza simile a certa educazione sessuale: ti prevengo il trauma.
E ti tratto da cretino: ti faccio fare in prima superiore dei giochini di socializzazione (si sa che i ragazzi di quattordici anni hanno grosse difficoltà nell'apprendere i nomi dei coetanei), ti faccio vedere dove sono i servizi (tutti noi subiamo ancora ora le conseguenze del trauma del primo giorno: sarò mai capace di trovare i servizi ?), ti spiego che il tuo lavoro è studiare mentre il tuo papà lavora in ufficio e anche la mamma lavora anche se in casa (siamo a livello delle farfalle che si accoppiano), ti insegno il senso del dovere (per il piacere ripassa domani…) e altre simili
sciocchezze.
Accogliere, è la competenza individuale di porre in atto un rapporto, nell'ascolto della competenza del pensiero dell'altro che mi chiama, se vuole, ad essere suo socio per un reciproco guadagno.
L'accoglienza descritta prima, non solo non ha nulla a che vedere con ciò, ma anzi ne è nemica perché è contro la fiducia nel pensiero dell'altro come buon socio di affari.
Decimo fatto: NON DESIDERARE LA SCUOLA D'ALTRI.
E' il peccato inconfessato della scuola confessionale di stato: inseguire il tentativo di essere finalmente una "scuola libera", ma farlo male, confondendo soggetti con progetti e libertà con autonomia.
Eppure bastava guardare gli esempi di libertà di scuola disseminati nel nostro paese, abbandonare le pretese totalizzanti e imparare.
Ma forse il Ministero non ha un progetto per farlo.
Conclusioni:
Riprendo solo con quanto ho iniziato, più un finale.
Un possibile progetto è solo l'atto di almeno due soggetti che predispongono insieme il loro moto per una meta che consenta la soddisfazione.
Un progetto si genera quindi solo dal lavoro in atto di soggetti competenti.
Dal lavoro in atto: un progetto, dicevo, si genera e non si crea.
E tantomeno sarà un progetto che farà, realizzerà, costituirà il soggetto.
Proponiamo per il futuro che invece della parola "progetto" si usi la parola "consilium": tacere insieme per poter pensare.
Sarebbe ora: perché con i progetti non c'è più il tempo per farlo.
"Un buon consiglio non dà dello spirito a chi non ne ha, ma eccita, risveglia chi ne ha.
Bisogna avere un consiglio in sé, se si vuole che il consiglio serva." (9)
Ricorda Jacques Lacan, che al ricco avaro che voleva scroccargli una consultazione gratuita, il medico inglese Abernethy rispose non di prendere medicine ma di "prender consiglio". (10)
Così è meglio anche a scuola.
(1) dal francese "projet"
(2) "www.istruzione.it"
(3) pagina "autonomia/assicura/categorie.html"
(4) pagina "autonomia/assicura/identita.html"
(5) pagina "autonomia/accresce/progettare.html
(6) pagina "autonomia/rapporti/rapporti_1.html"
(7) pagina "autonomia/accresce/progettare.html"
(8) pagina "autonomia/accresce/home.html"
(9) J.Bossuet, pensatore moralista del seicento
(10) Jacques Lacan, "la cosa freudiana e altri scritti", trad. Giacomo Contri, Einaudi, Torino, 1972
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