vie della terapia
psicoanalitica - 1918 Freud condivide con Ferenczi che ci sia una "attività" dell'analista e desidera chiarire bene quale sia. Per prima, introduce in questa "attività" il termine di "astinenza", poichè "non si deve intendere" come "la privazione di ogni soddisfazione" (nè dei rapporti sessuali) ma come "qualcosa di diverso che ha molto più a che fare con la dinamica della malattia e della guarigione". Occorre opporsi con decisione a prematuri "soddisfacimenti sostitutivi", il primo dei quali è la cura stessa e il "rapporto di traslazione". I desideri "devono restare in larga misura insoddisfatti". Per seconda "attività" ricorda, in certi casi, quella del dare consiglio agli sprovveduti per "l'enormità della miseria nevrotica", e per terza quella di "addattare la tecnica" analitica alle diverse forme patologiche e situazioni personali (e sociali) giungendo a porre condizioni all'analisi. "Nella misura del possibile la cura analitica deve essere effettuata in stato di privazione, di astinenza" (vol. IX pag. 22) "Lo psicoanalista che per buon cuore e desiderio di soccorrere il malato gli fa dono di tutto ciò che un essere umano può sperare... commette lo stesso errore economico di cui sono responsabili le nostre case di cura per malattie nervose che ignorano i metodi psicoanalitici." (pag. 24) "Ho infatti potuto aiutare, senza bisogno di turbarle nella loro individualità, persone con cui non avevo in comune nulla, nè la razza, nè l'educazione, nè la posizione sociale, nè la concezione del mondo." (pag.25) "Non possiamo evitare di prendere in cura anche dei malati talmente sprovveduti e incapaci di condurre una vita normale che per essi l'influsso analitico non può non combinarsi con quello pedagogico... così accadrà talvolta che l'analista sia costretto ad assumere la funzione dell'educatore e del consigliere. Ma bisogna sempre agire con la massima cautela, e il malato non dev'essere educato ad assomigliarci, ma piuttosto a liberarsi e a realizzare compiutamente la sua stessa natura." (pag.25) |