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Una nevrosi demoniaca nel
secolo decimosettimo - 1922
Il Sig. Consigliere di Corte dottor Payer-Thurn, direttore di una
biblioteca che catalogava atti ereditari in Wien, ritrova un manoscritto
di un monaco amanuense proveniente dal Santuario di Mariazell, nota meta
viennese di pellegrinaggi.
Il manoscritto, in lingua latina, è
intitolato "Trophaeum Mariano-Cellense" ed è accompagnato da un
diario personale in lingua tedesca.
Accuratamente studiato e descritto con precisione da Freud, è composto
da:
- "un frontespizio a colori", tra cui appaiono le copie fedeli dei quadri
fatti a suo tempo da un pittore e raffiguranti le successive apparizioni
del Maligno;
- il vero e proprio "Trophaeum" firmato
P.A.E. (in genere i latini chiamavano "Trophaeum" la
testimonianza di qualche vittoria) e scritto tra il 1677 e il 1729 (anno
della nota finale di autenticazione dell'Abate) testimoniante il
miracolo del 1677. Il Trophaeum comprende e da continuità alla lettera
di presentazione del 1 settembre 1677 e al resoconto dell'Abate, che data
la guarigione miracolosa 12 settembre 1677;
- un diario dell'interessato, che racconta i fatti dalla data del miracolo
sino al 13 gennaio del 1678.
Curioso come sempre, Freud ne legge una "traduzione scrupolosa" e
propone il suo pensiero a riguardo, raccontando prima di tutto la
storia. Christoph
Heitzmann (Haizmann nel manoscritto originale e nella traduzione
Boringhieri, noi seguiamo l'originale di Freud) è un pittore bavarese di
cui ignoriamo l'età.
Il 5 settembre 1677, dopo un soggiorno di parecchi mesi in bassa
Austria, a Pottenbrunn, approda al santuario di Mariazell accompagnato
da una lettera di presentazione del suo parroco: costui racconta che il
29 agosto, in chiesa, il poveretto è stato colto da un attacco
consistente in terribili convulsioni che sono proseguite nei giorni
successivi.
In veste di Praefectus Dominii Pottenbrunnensis, egli stesso
parroco, indaga per eventuali rapporti illeciti con Il
Maligno.
Christoph confessa che nove anni prima, andando molto male il suo
lavoro e la sua arte, dopo nove tentazioni da parte del
Maligno, aveva acconsentito ad "appartenergli con il
corpo e con l'anima quando fossero trascorsi nove anni".
Il 24 settembre 1677 si presenta quindi come la data ufficiale della
riscossione del credito da parte del Diavolo: questo "miserum hunc
hominem omni auxilio destitutum" (poveretto e senza aiuti) è così
affidato alle cure della Madre di Mariazell che sola può miracolarlo.
In penitenza e preghiera egli trascorre tre giorni nel luogo santo, sino
all'esorcismo della mezzanotte dell'8 settembre (natività di Maria):
quella notte è il Maligno in persona a restituirgli il documento sul
quale il patto compariva firmato con il sangue.
Lasciato il Santuario poco tempo dopo, il pittore si stabilisce a Wien,
dove l'11 ottobre subisce altri gravissimi attacchi di malattia di cui
scrive nel diario sino al gennaio dell'anno seguente: si tratta oltre
che di convulsioni, di paralisi, di assenze, di visioni mistiche.
Nel maggio del 1678, Christoph ritorna a Mariazell a denunciare le "maligni
Spiritus manifestationes".
In questa seconda occasione egli confessa l'esistenza di un secondo
patto col Maligno stipulato in epoca ancora anteriore al precedente e
compilato con inchiostro nero.
Secondo le sue suppliche, anche questo primo manoscritto viene
miracolosamente restituito dal Diavolo.
Libero finalmente da entrambe le inique promesse, Christoph può ora
ritirarsi a vita contemplativa, in convento, entrando nell'Ordine dei
fratelli della misericordia dove, tentato ancora dal Maligno ogni qual
volta beve "un bicchiere di troppo", muore santamente di tisi nel 1700
sulle rive della Moldava.
Le riflessioni di Freud (seguendo numericamente i
capitoli):
1- "Non dobbiamo stupirci se le nevrosi di queste epoche passate si
presentano sotto vesti demoniache, mentre quelle della nostra
apsicologica età assumono sembianze ipocondriache travestendosi da
malattie organiche"... "Gli stati di possessione demoniaca corrispondono
alle nostre nevrosi."
2- La motivazione del patto: Christoph "era diventato melanconico, non
poteva o non voleva lavorare bene e temeva per la sua stessa
sopravvivenza... depressione melanconica accompagnata da un'inibizione
della capacità lavorativa e da una (legittima) preoccupazione per il
proprio futuro".
L'abate Franciscus da una sua interpretazione sull'origine del caso
clinico: "accepta aliqua pusillanimitate ex morte parentis" (dove
"parentis", senza specificazioni, indica comunemente il genitore di
sesso maschile).
"Era dunque morto suo padre, e in seguito a questo evento il pittore era
caduto in uno stato di melanconia": il patto è dunque motivato non da
desiderio di magia, di danaro o di piaceri ma dalla promessa del Maligno
"di aiutarlo in tutti i modi e di sostenerlo".
Il testo dei due patti è:
(a inchiostro) "Io C.H. firmo un patto con questo Signore,
impegnandomi a essere suo figlio e servo per nove anni. Anno
1669";
(con il sangue) "Anno 1669. C.H. Con questo patto mi dichiaro
impegnato a essere figlio e servo di questo Satana e in
capo a nove anni ad appartenergli nel corpo e nell'anima" (il
corsivo è mio).
Noto personalmente:
- il passaggio da "Signore" a "Satana" (corrispondente
nelle illustrazioni al ben vestito e al completamente nudo)
equivalente al passaggio di cui Freud parla bene nel capitolo seguente,
dal padre perfetto dell'infanzia al padre mancante della adolescenza;
- l'identica formulazione del patto-speranza del divenire figlio
(inconsueto, rispetto al più comune "servo del Maligno");
- l'abbinamento, pensabile solo nella psicopatologia, tra figlio
e servo;
- solitamente si "vende l'anima": che si appartenga nel corpo
mette in evidenza una appartenenza piena e in vita (non dopo la morte);
- il lapsus delle date: il primo è dichiarato dell'anno prima!
3- Il Diavolo si impegna quindi a sostituire il padre.
Per la psicoanalisi Dio è un sostituto del padre o il padre che può
tutto, come lo si è visto e vissuto nell'infanzia, il padre non
ridimensionato dall'adolescenza.
Freud analizza il caso del pittore, mancando l'analisi, in base a
caratteri "tipici" di atteggiamento negativo verso il padre:
a- il rapporto col padre è sempre ambivalente: amore e affettuosa
sottomissione, ostilità e sfida.
"Il padre sarebbe dunque l'archetipo individuale sia di Dio che del
diavolo": in questo "caso Heitzmann" ciò è particolarmente evidente.
b- un amore particolarmente intenso al padre, può alla sua morte
provocare una forma nevrotica di lutto con depressione melanconica e
inibizione della capacità lavorativa.
Questo, che è vero quanto più il rapporto è stato ambivalente, può dare
adito a una sopravvalutazione del padre o a un suo svilimento.
Freud ricorda a questo proposito anche la forma nevrotica della
"obbedienza differita", per cui, dopo la morte del genitore, il figlio
realizzerebbe coattivamente i suoi insegnamenti o potrebbe per esempio
fallire nelle proprie imprese per dimostrare di non poter fare a meno
del genitore perduto.
c- ci sono due riferimenti chiari alla "sessualità": i "nove anni"
ricorrenti sempre nel patto col diavolo, riconducibili ai nove mesi
della gravidanza; e il diavolo che appare più volte non più come un
signore ben vestito, ma completamente nudo e provvisto di vistose
mammelle.
Si può pensare:
- alla tipica rimozione (per paura della castrazione) di un
atteggiamento femmineo nei confronti del padre (le mammelle come
fantasia reattiva di evirazione del padre);
- alla tenerezza infantile di una forte fissazione alla madre spostata
ora verso la figura femminilizzata del padre;
- o infine (ipotesi che Freud fa due capitoli dopo) al fatto che il
Maligno fosse designato per "diventare il suo padre adottivo" (!).
4- lo sviluppo del racconto dei due patti con il Diavolo, non lascia
"altra alternativa che incolpare il pittore": si tratta di una messa in
scena nevrotica, con l'unico atto di sincerità del lapsus che lo porta a
sbagliare la data (che non può essere, come è, coincidente) dei due
patti.
"Le frontiere fra la nevrosi e la simulazione sono labili", anche se la
simulazione è compiuta "in uno stato particolare" quale è quello della
malattia psichica.
5- il diario scritto a Wien tra la fine del primo esorcismo sino al 13
gennaio 1678, permette di delineare chiaramente "l'utilizzo della sua
nevrosi".
Il pittore racconta tre serie di fantasie che seguono lo sviluppo della
sua triste storia: "tentazioni", fantasie ascetiche, fantasie di
punizione.
In fondo Christoph è un poveretto, "un uomo che non riesce a combinare
nulla", nè prima nè dopo il primo esorcismo ma neppure dopo la presunta
miracolosa guarigione finale.
Qualunque poveretto sarebbe "tentato" da "sale sontuose, vita comoda,
vasellame d'argento e belle donne" e qualunque poveretto sarebbe
disperato se non riesce a godere nulla a causa della melanconia.
Dopo il miracolo invece, egli desidera solo "una forma di vita in cui
siano eliminate le preoccupazioni per il proprio sostentamento": angeli
che vedono e provvedono a tutto (come nelle sue visioni mistiche
dell'anacoreta).
L'esito finale non poteva essere che quello punitivo e coatto di una
vocazione fallita: una vita ascetica a spese del convento dei frati.
Ironica come sempre la conclusione di Freud: "Christoph
Heitzmann era solo un povero diavolo..." |