* L'iter analitico tra il suo inizio e
quel bivio può essere descritto come il passaggio da "essere
qualcuno che ha qualcosa da dire" a un "non so
capacitarmi".
1- Il punto d'inizio dell'analisi: il
soggetto riparte da un "da-dire" su cui il proprio
movimento si era arrestato nella ripetizione della precedente mal
andata legge di relazione con l'altro.
E' il lato di ripetizione del transfert,
non per legge di ripetizione ma per ripetizione di un impasse
sulla via della legge.
2- L'analizzando difende questa
posizione: si tratta di difese ma in quanto il soggetto ha
assunto la procura della propria causa producendone le ragioni.
Ci si analizza bene se ci si difende
bene, cioè non si cede alla tentazione di cedere (resistenza).
3- Viene il momento in cui il soggetto
non sarà più qualcuno che ha qualcosa "da" dire perchè
avrà prodotto le ragioni della vecchia causa.
E' il momento di potere e non più di
dovere (avere da).
E' il momento dell'espressione "non
so capacitarmi" (o simili) che precede il momento del bivio
(non "che fare ?", che sarebbe ricerca di nuova
causalità, cioè di nuovo dovere).
L'interpretazione dell'analista anticipa
la conclusione di chi non si capacita a concludere e potrebbe o
rimandare indefinitamente la conclusione o finire nel devo: devo
essere l'altro fallito della melanconia o l'altro riuscito dell'anagrafe
che istituisce falliti per sempre.
4- "Non so capacitarmi"
condensa in sè la memoria della capacità che stava per essere (inconscio)
perchè il soggetto si vede lì lì per concludere e la memoria
dell'ingiuria (la meno criticabile perchè si presenta non come
prepotenza ma con l'inganno della compassione giustificata e
legittimata dalla sofferenza).
Intervenendo l'esempio dell'analista
aiuta a squilibrare l'equilibrio dell'irresoluzione dell'alternativa
immanente al "non so capacitarmi", insegnando in esso
un "sapevi già": sapevi poichè eri già lì in
principio dell'inconscio.
* La psicoanalisi è quella scienza del
moto dei corpi umani, che lascia e possibilmente rende i soggetti
integri quanto alla loro competenza normativa e psicologica.
* La psicoanalisi è la riabilitazione
dell'inconscio.
Psicoanalisi è la proposta di farsi
laico per mezzo della norma dell'inconscio rispetto ad ogni altra
fonte di norme.
Il primo concetto di una scienza
psicologica è quello di moto.
Il secondo è quello di meta.
* Un errore non si confuta ma si scopre.
* Psicoanalisi come tecnica psicoanalitica:
Pratica di una esperienza specifica di amore.
Il puro e semplice passare, non al dare
retta per consolare, ma al dare retta per capire come è la cosa
piegando intelletto e tempo a questa via, è l'inizio della
tecnica.
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* Un'analisi è la riproposizione della
questione del principio di piacere nell'integrale riattivazione
pratica di tutti i termini (quattro + 1: fonte, spinta, oggetto,
meta + altro reale per il suo compimento) del moto pulsionale.
E' la riconduzione al fatto (autobiografico
e non mitico) che c'è stato un primo tempo di salute effettiva,
ossia in cui il principio di piacere era costituito.
Il soggetto è collocato nella posizione
dello sperimentatore: le difficoltà del soggetto a questa "soggettivazione"
saranno deroghe di cui sarà il primo a sapere e a comunicarle
per rimanere nella posizione giusta (il fatto di riconoscere in
esse suoi antecedenti -"ripetizione"- è solo una
conseguenza).
Un soggetto che si rivolge alla
psicoanalisi è qualcuno che si dispone a mettersi in regola
quanto alla norma secondo cui regolare le relazioni del suo corpo
("pulsione") con il suo universo, pubblico per
definizione.
* La cura psicoanalitica è la
riapertura di un cattivo processo (patologico, malato), è una
imputazione di merito (vedersi come imputato in un processo) cui
segue un premio: il giudizio è una verità che libera dalla
menzogna della malattia (che non è altro che la pena già
scontata).
Con queste due annotazioni: nella cura
il merito trova la propria fonte almeno per un momento in un
altro (terapeuta); l'imputabilità è la fine di una catena di
causalità infinita.
* La definizione di psicoanalisi è una
sola: Freud più il divano.
Conseguenze:
- il corpo nella sua legge di moto (pulsione);
- il pensiero come pensiero del moto di
questo corpo;
- la legge di natura (un tempo "pulsione")
come sintesi corpo-pensiero (di pulsione-pensiero). L'"inconscio"
è quella deformazione (formazione particolare di pensiero) di
questa legge che deriva da un errore che doveva essere corretto.
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