APPUNTI VARI:
* Freud: gli psicoanalisti: "una categoria che non esiste ancora, una categoria di pastori d'anime laici che non hanno bisogno di essere medici e non possono essere preti".
* Se la psicoanalisi ha un proprium, questo non è la scoperta dell'inconscio (semmai la sua valorizzazione) ma l'invenzione, se fosse, di ciò che sarebbe la psicoanalisi se fosse: cioè la giusta risposta all'opera dell'inconscio e al suo fallimento.
La psicoanalisi non è anzitutto psicoterapia nè quest'ultima più qualcosa: la psicoanalisi puramente e semplicemente non è psicoterapia.

La psicoanalisi
" pastori d'anime laici che non hanno
bisogno di essere medici e non possono essere preti " 

(Sigmund Freud)  

La dottrina ammette che con l'inconscio e le pulsioni ci si può fare più di una cosa: uno psicotico, un fascista, uno psicoterapizzato (per il quale la guarigione è una tassa), uno psicoanalizzato (per il quale la guarigione è un'esenzione), uno psicoanalista e altro.
A partire da inconscio e pulsioni si possono aprire vie diverse, insospettate, contrapposte.
La psicoterapia è l'opera di sistemazione del fallimento del lavoro dell'inconscio.
La regola analitica di non sistematizzazione (e non omissione) non ha solo valore strumentale, anche se tecnico (tecnico così come lavora tecnicamente l'inconscio allo steso livello).

* La psicoanalisi porta a fare il punto sul bivio tra un "posso" e un "non posso più" (quindi "devo").

La psicoanalisi: Freud e il divano

* L'iter analitico tra il suo inizio e quel bivio può essere descritto come il passaggio da "essere qualcuno che ha qualcosa da dire" a un "non so capacitarmi".
1- Il punto d'inizio dell'analisi: il soggetto riparte da un "da-dire" su cui il proprio movimento si era arrestato nella ripetizione della precedente mal andata legge di relazione con l'altro.
E' il lato di ripetizione del transfert, non per legge di ripetizione ma per ripetizione di un impasse sulla via della legge.
2- L'analizzando difende questa posizione: si tratta di difese ma in quanto il soggetto ha assunto la procura della propria causa producendone le ragioni.
Ci si analizza bene se ci si difende bene, cioè non si cede alla tentazione di cedere (resistenza).
3- Viene il momento in cui il soggetto non sarà più qualcuno che ha qualcosa "da" dire perchè avrà prodotto le ragioni della vecchia causa.
E' il momento di potere e non più di dovere (avere da).
E' il momento dell'espressione "non so capacitarmi" (o simili) che precede il momento del bivio (non "che fare ?", che sarebbe ricerca di nuova causalità, cioè di nuovo dovere).
L'interpretazione dell'analista anticipa la conclusione di chi non si capacita a concludere e potrebbe o rimandare indefinitamente la conclusione o finire nel devo: devo essere l'altro fallito della melanconia o l'altro riuscito dell'anagrafe che istituisce falliti per sempre.
4- "Non so capacitarmi" condensa in sè la memoria della capacità che stava per essere (inconscio) perchè il soggetto si vede lì lì per concludere e la memoria dell'ingiuria (la meno criticabile perchè si presenta non come prepotenza ma con l'inganno della compassione giustificata e legittimata dalla sofferenza).
Intervenendo l'esempio dell'analista aiuta a squilibrare l'equilibrio dell'irresoluzione dell'alternativa immanente al "non so capacitarmi", insegnando in esso un "sapevi già": sapevi poichè eri già lì in principio dell'inconscio.
* La psicoanalisi è quella scienza del moto dei corpi umani, che lascia e possibilmente rende i soggetti integri quanto alla loro competenza normativa e psicologica.
* La psicoanalisi è la riabilitazione dell'inconscio.
Psicoanalisi è la proposta di farsi laico per mezzo della norma dell'inconscio rispetto ad ogni altra fonte di norme.
Il primo concetto di una scienza psicologica è quello di moto.
Il secondo è quello di meta.
* Un errore non si confuta ma si scopre.
* Psicoanalisi come tecnica psicoanalitica:
Pratica di una esperienza specifica di amore.
Il puro e semplice passare, non al dare retta per consolare, ma al dare retta per capire come è la cosa piegando intelletto e tempo a questa via, è l'inizio della tecnica.


* Un'analisi è la riproposizione della questione del principio di piacere nell'integrale riattivazione pratica di tutti i termini (quattro + 1: fonte, spinta, oggetto, meta + altro reale per il suo compimento) del moto pulsionale.
E' la riconduzione al fatto (autobiografico e non mitico) che c'è stato un primo tempo di salute effettiva, ossia in cui il principio di piacere era costituito.
Il soggetto è collocato nella posizione dello sperimentatore: le difficoltà del soggetto a questa "soggettivazione" saranno deroghe di cui sarà il primo a sapere e a comunicarle per rimanere nella posizione giusta (il fatto di riconoscere in esse suoi antecedenti -"ripetizione"- è solo una conseguenza).
Un soggetto che si rivolge alla psicoanalisi è qualcuno che si dispone a mettersi in regola quanto alla norma secondo cui regolare le relazioni del suo corpo ("pulsione") con il suo universo, pubblico per definizione.
* La cura psicoanalitica è la riapertura di un cattivo processo (patologico, malato), è una imputazione di merito (vedersi come imputato in un processo) cui segue un premio: il giudizio è una verità che libera dalla menzogna della malattia (che non è altro che la pena già scontata).
Con queste due annotazioni: nella cura il merito trova la propria fonte almeno per un momento in un altro (terapeuta); l'imputabilità è la fine di una catena di causalità infinita.
* La definizione di psicoanalisi è una sola: Freud più il divano.
Conseguenze:
- il corpo nella sua legge di moto (pulsione);
- il pensiero come pensiero del moto di questo corpo;
- la legge di natura (un tempo "pulsione") come sintesi corpo-pensiero (di pulsione-pensiero). L'"inconscio" è quella deformazione (formazione particolare di pensiero) di questa legge che deriva da un errore che doveva essere corretto.

 

1 settembre 2005